mercoledì 7 giugno 2017

Ligabue - conferenza del dr. Giulio Napoletano

Giovedì 29 maggio la società Dante Alighieri di Anversa ha organizzato una conferenza su uno dei pittori naïf più importanti del Novecento, Antonio Ligabue, curata da Giulio Napoletano, studente presso la Reale Accademia delle Belle Arti di Anversa.
Il nostro pittore si è concentrato in particolare sul dipinto Il re della Foresta che pare contenere tutti i simboli ricorrenti nelle opere del grande maestro. Per contestualizzare il quadro sono state ripercorse le tappe fondamentali della vita di Ligabue (Zurigo 1899 - Gualtieri 1965) che hanno segnato profondamente la sua carriera artistica e sono stati esaminati altri lavori per individuare gli eventuali punti di contatto.




Antonio Ligabue - chiamato Lu tedesch “Il tedesco” per le sue origini svizzere o Lu Matt “Il matto” perché era un personaggio strano, a tratti inquietante - ebbe un’infanzia travagliata e una vita segnata dall’insofferenza verso il mondo, dalla miseria solitariaPoi un fortunato incontro con lo scultore Marino Renato Mazzacurati, che intuì il suo talento, diede una svolta finalmente positiva alla sua esistenza sventurata.

Il vero naïf - documentario su Ligabue

I due poli principali dell’universo creativo di Ligabue sono da una parte gli autoritratti e dall’altra gli animali. Si tratta soprattutto di animali feroci, dalle tigri ai leoni, ai leopardi, ai gorilla, ai serpenti, spesso colti nel momento in cui ghermiscono la preda. Ligabue si immedesimava nell’animale, lo riteneva suo amico, al contrario dell’uomo da cui rifuggiva. L’isolamento era la dimensione privilegiata; per alcuni anni, infatti, rimase rintanato nei boschi della Bassa Padana.





L'ambiente che domina nelle sue opere è la selva immaginaria che ricorda i paesaggi contadini della vita dell'artista; dopo aver vissuto nelle campagne svizzere per circa vent'anni, trasferitosi in Italia la valle padana e il Po furono il suo mondo.
Nel dipinto Il re della Foresta il leone dalle fauci spalancate e il serpente, figure preminenti inserite in un’esotica foresta, lottano ferocemente per la sopravvivenza. Quadro dal forte cromatismo e carico di violenza ancestrale.
Secondo il punto di vista di Napoletano, la fiera, il teschio e il ragno, disposti nello spazio in modo da formare un triangolo, rappresentano il ciclo di morte e rinascita.
Ligabue, inoltre, si esprimeva non solo con la pittura ma anche con la scultura, utilizzando una tecnica piuttosto primitiva. Lavorava la materia prima - l’argilla trovata lungo il Po - con la bocca, impregnandola di saliva la rendeva malleabile.
Fu un uomo bizzarro, un selvaggio, la cui dote artistica, tuttavia e per fortuna, non passò inosservata.
Ringraziamo Giulio Napoletano per averci mostrato una personalità così intrigante.

Manuela Ferraro


Nessun commento:

Posta un commento